PIETRE DI LUNA - vie pagane

CASTA DIVA - INNO ALLA LUNA

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view post Posted on 8/5/2017, 23:33
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Advanced Member AbbracciaGatti

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CASTA DIVA - INNO ALLA LUNA

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Chi ha letto il libro “Le querce di Albion” del “Ciclo di Avalon” di Marion Zimmer Bradley, potrebbe aver sottovalutato la nota dell'autrice:
"Quanti conoscono la Norma riconosceranno le origini di questa vicenda. In omaggio a Bellini, gli inni dei capitoli V e XXII sono adattati dall'atto I, scena I del libretto, e quelli del capitolo XXX dall'atto II, scena II. Gli inni alla luna dei capitoli XXVII e XXIV sono tratti dai Carmina Gadelica, una raccolta di tradizionali preghiere delle Highlands, selezionate verso la fine del secolo XIX dal reverendo Alexander Carmichael."

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La Zimmer Bradley cita l’opera “Norma” di Vincenzo Bellini poiché la trama e le vicende del suo romanzo si ispirano, liberamente, alla trama dell’opera:

Trama dell’opera “Norma”: L'azione si svolge nelle Gallie, all'epoca della dominazione romana. Nell'antefatto la sacerdotessa Norma, figlia del capo dei Druidi Oroveso, è stata l'amante segreta del proconsole Pollione, dal quale ha avuto due figli, custoditi dalla fedele Clotilde all'insaputa di tutti. (cit. Wikipedia)

Trama del libro “Le querce di Albion”: Il tema principale del libro, già accennato nel libro Le nebbie di Avalon ma qui narrato in maniera completa, è l'amore impossibile fra un soldato romano (Gaio) ed una sacerdotessa britanna (Eilan) votata alla castità (cit. Wikipedia). Ardanos, nonno di Eilan, è un arcidruido della Britannia.

Marion Zimmer Bradley ha scelto un mirabile connubio per ampliare le vicende narrate nel Ciclo di Avalon, e ha saputo cogliere la sacralità della devozione alla Luna nell'inno belliniano alla Casta Diva, la Dea pura.

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Il libretto da cui Vincenzo Bellini compose la Norma, era del poeta e librettista Felice Romani, che a sua volta trasse la vicenda dalla tragedia “Norma, ou L'Infanticide” di Louis-Alexandre Soumet. Il tema della sacerdotessa di un culto lunare era, per così dire, un must ottocentesco, in un periodo in cui erano molto sentiti il Romanticismo, il recupero delle antiche tragedie dei Classici e il revival druidico.

Bellini e il librettista Romani dunque lavorano sulla Norma di Soumet (che tra l’altro li accusa poi di plagio) ma il Romani nel realizzare la Norma per Bellini, riprende il soggetto di un proprio libretto d’opera: “La sacerdotessa d’ Irminsul”.
Irminsul in queste opere rappresenta il boschetto sacro, ed è un nome simbolico dell’albero sacro, l'axis mundi, l’albero del mondo della tradizione delle popolazioni sassoni: anche la foresta, la selva oscura, il bosco sacro, il nemeton druidico sono caratteristici di questo genere di opere ottocentesche, e la Norma di Bellini è ambientata nella foresta sacra e nel tempio d'Irminsul. Non ha molto senso che l’albero sacro della tradizione germanica sia stato trasposto in una location celtica, ma nell’Ottocento evidentemente facevano un po’ di confusione.

La trama della Norma del librettista Felice Romani si ispira inoltre al romanzo “I martiri” (Les Martyrs, 1809) di Chateaubriand, che ha come protagonista Velléda1, sacerdotessa germanica (realmente esistita, e menzionata nelle “Germania” di Tacito): in questa vicenda i protagonisti sono la sacerdotessa Velléda e l’ufficiale romano Eudore, di cui lei si innamora.

Un’altro tipico soggetto di molte opere ottocentesche è la sacerdotessa che per amore trasgredisce i propri voti, e spesso il suo amore è votato al nemico storico: nella Norma il nemico è rappresentato dai Romani.

Nell’Ottocento il senso religioso era rivolto principalmente al Cristianesimo: sacerdotesse e druidi, vaghe reminiscenze di antichi culti pagani, erano percepiti come rozzi e bellicosi. Nell’immaginario ottocentesco, le donne erano in balia di pulsioni travolgenti: inconsolabilmente angosciate, smodatamente iraconde, sfrenatamente lascive.

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Viceversa, nel libro della Zimmer Bradley, le donne hanno connotazioni moderne, mediate dal neopaganesimo e dalla new age: sono dolcissime, bellissime, eteree, ma anche lecitamente adirate e umanamente vendicative, insomma, sempre presenti a se stesse, consapevoli del proprio ruolo, mistico o secolare: anche nei momenti di turbamento emotivo, non sono preda dell’esasperata visceralità ottocentesca.
Sebbene alcuni ruoli delle protagoniste del Ciclo di Avalon siano opinabili (un certo romanticismo può risultare puerile e troppo fantasioso) è innegabile che la Zimmer Bradley ha saputo portare alla luce la bellezza -e la necessità- di una spiritualità rivolta al femminino sacro.

Ma il femminino sacro, estrinsecato nella cultualità lunare, è sempre esistito, e sempre esisterà: è l’ordito su cui nei secoli sono stati intessuti inni di incomparabile grazia e di sorprendente forza: questa straordinarietà mistica rivolta alla Luna, omphalos ultraterreno e trascendente, trapela anche in alcuni passaggi della Norma di Bellini:

Atto primo
Scena terza
(Druidi dal fondo, Sacerdotesse, Guerrieri, Bardi, Eubagi,
Sacrificatori, e in mezzo a tutti Oroveso)


Coro generale:

Norma viene: le cinge la chioma
la verbena ai misteri sacrata;
in sua man come luna falcata
l'aurea falce diffonde splendor.



“Casta Diva”: melodia cantabile della cavatina della sacerdotessa Norma:
Atto primo
Scena quarta
(falcia il vischio: le sacerdotesse lo raccolgono in canestri di vimini.
Norma si avanza e stende le braccia al cielo.
La luna splende in tutta la sua luce; tutte si prostrano)


Norma e Ministre:

Casta Diva che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante
Senza nube e senza vel.

Tempra o Diva,
Tempra tu de' cori ardenti,
Tempra ancor lo zelo audace,
Spargi in terra quella pace
Che regnar tu fai nel ciel.



Atto secondo
Scena settima
(Accorrono da varie parti Oroveso, i Druidi, i Bardi e le Ministre.
A poco a poco il tempio si riempie d'Armati.
Norma si colloca sull'altare.)

Inno guerriero

Guerra, guerra! Le galliche selve
quante han querce producon guerrier.
Quai sui greggi fameliche belve,
sui romani van essi a cader.


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Vincenzo Bellini e Felice Romani hanno inconsapevolmente svelato (ante litteram!) un rituale di “drawing down the moon”, e l’autrice del “Ciclo di Avalon” lo ha integrato nel suo romanzo, benché le connessioni con l’opera lirica siano misconosciute dalla maggior parte dei lettori, malgrado la nota della scrittrice.

Ed ecco gli adattamenti creati da Marion Zimmer Bradley nel romanzo "le querce di Albion" (nella traduzione italiana della Longanesi):

Ecco, giunge la sacra Sacerdotessa,
la sua corona è di erbe sacre,
e nella mano tiene la falce d'oro...
°°°
Sui sacri alberi antichi,
spargi la tua luce argentea;
mostra il tuo volto affinché lo vediamo
risplendere svelato nella notte...
°°°
°°°
Guerra! Guerra! Le foreste della Britannia
generino un guerriero per ogni albero!
Come lupi famelici che attaccano il gregge,
metteremo in fuga i romani!


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L’interpretazione più sublime della cavatina “Casta Diva”, naturalmente fu quella di Maria Callas, che vi propongo in questo video.
Teatro della Scala, Milano, 1954
Direttore Tullio Serafin
(il cantabile è dal minuto 1,45)



Entrambe queste “opere”, quella lirica della Norma, e quella letteraria della scrittrice Zimmer Bradley, hanno contribuito, seppure in modi diversi, a riportare in auge il misticismo pagano, nel bene e nel male: entrambe non hanno un lieto fine: il rogo sacrificale è sempre stato un topos di una forza emotiva inaudita, ed è sulla pira che si conclude il destino di molti personaggi, storici o di fantasia. Possiamo confidare che dalle ceneri di roghi secolari risorga gloriosamente il sentimento pagano? “Vano desio”2?

1 –Una curiosità: Velléda, la sacerdotessa protagonista dell’opera di Chateaubriand, ha una vicenda simile a quella occorsa a Norma. Ma Velleda (o Veleda) fu una donna vissuta realmente, nel I secolo d.C., ed era una völva germanica che durante le rivolte batave ebbe un ruolo di rilievo politico (e religioso) talmente importante che la sua persona fu in seguito mitizzata: Velléda assurse al ruolo di dea o perlomeno di figura semidivina. Il marchio di cosmetici Weleda fu creato nel 1921 da Rudolf Steiner e il nome fu scelto dal teosofo tedesco proprio a ricordo della sacerdotessa: un simbolo mistico per promuovere una buona etica economica e un valore spirituale atto a salvaguardare la persona e al contempo la Terra: http://synesiabrand.blogspot.it/2010/04/an...ndo-weleda.html

2 – "Vano desio!", cit. da Adalgisa, Atto primo, Scena quinta

Post Scriptum: Marion Zimmer Bradley nella sua nota cita anche Alexander Carmichael e i Carmina Gadelica come fonti di spunto per modellare gli inni dei rituali del suo libro “Le querce di Albion” ma questa è un’altra storia
____________________
Fonti e approfondimenti:
-Studi verdiani, Volume 5; a cura di P. Petrobelli; Editore: Ist. Nazionale Studi Verdiani
-Libretto dell'opera "Norma", in formato Pdf

-Le querce di Albion, di Marion Zimmer Bradley, Ed.: Longanesi
____________________________

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view post Posted on 8/5/2017, 23:44
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