PIETRE DI LUNA - vie pagane

YULE, JUL, JOL, JOULU, NATALE: IL SOLE INVITTO

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view post Posted on 19/12/2016, 14:50
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YULE, JUL, JOL, JOULU, NATALE: IL SOLE INVITTO
Dies Natalis Solis Invicti
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"CON QUALSIASI NOME, CON QUALSIASI RITO, SOTTO QUALUNQUE ASPETTO E' LECITO CHIAMARLO NATALE"
Abbiamo visto come la Pasqua in molte regioni europee venga chiamata ancora con gli originari nomi pagani: in inglese si chiama Easter, in tedesco Ostern ed entrambe le parole derivano dai nomi dalla Dea nordica Eostre o Ostara. Una cosa simile è accaduta anche per il Natale: in Islanda si dice Jól, in Norvegia Jul, in Finlandia Joulu, in Svezia Jul, in Estonia Jôule e nei paesi anglofoni si usa Yule, basta guardare sulle cartoline! Tutte queste parole condividono la stessa origine.
La parola Yule, con le sue omologhe Jul, Jol, Joulu e altre, ha molti correlazioni etimologiche con altrettante parole dei popoli germanici: uno dei nomi di Odino era Jólnir, un altro suo nome era Jólfaðr (tradotto significa letteralmente Babbo Yule); il nome del periodo tra dicembre e gennaio era ýlir in antico norreno.
Persino la parola Jolly pare abbia la stessa etimologia: il jolly rappresenta qualcosa di allegro e jul era un termine che stava a significare anche “festa”. In finlandese (che ha conservato parole antiche) juhla significa tuttora festa o celebrazione. Anche la parola gay verosimilmente condivide le stesse radici: indica qualcosa di gioioso, di gaio, come una festa: nei Paesi anglosassoni l’etimologia di Yule è ġéol, ġéola. Æftera ġéola in inglese antico e jiuleis fruma in gotico sono espressioni dallo stesso significato: in sintesi, festa (celebrazione) del periodo invernale: il Sole che rinasce è sempre una festa!
La teoria più accreditata sul senso originario della parola Yule indica che designasse la ruota, intesa naturalmente come ruota dell'anno: in tal senso è significativo che l'etimologia di Yule sia condivisa anche con le parole che designano il mese di luglio, probabilmente perchè sia luglio che gennaio rappresentano i mesi da cui il sole riparte nel suo cammino: prima a nascondersi, poi a risalire.

In Italia diciamo la parola Natale: molti neopagani si vergognano a usare questo termine come se fosse una molle concessione all'abiurato cattolicesimo. Ma Yule è il Dies Natalis Solis Invicti, il giorno della nascita del Sole Invitto, invincibile, indomito. Ecco dunque un buon motivo per continuare a chiamare Natale il “natale” del Sole. Il Cristianesimo non ha inventato niente: il Mistero di nascita e risurrezione è stato condiviso da molte civiltà: già nel Medio Oriente in antichità la Vergine partoriva il Sole al solstizio dicembrino: veniva rappresentata con un bambino in braccio: questo concetto precristiano di natività fu dilagante.

Moltissime simbologie e tradizioni natalizie sono rintracciabili nel passato pagano celtico, germanico, slavo, nordeuropeo, artico e dell’Asia occidentale. Le genti di quelle zone che ci sembrano così lontane in realtà erano le stesse che abitavano molte zone dell’Italia: ecco perché anche qui abbiamo tradizioni simili a quelle, per esempio, scandinave o slave: solo che in Italia sono sepolte da secoli di damnatio memoriae operata dalla Chiesa: Babbo Natale, l’albero, i cervidi, i funghetti bianchi e rossi, i folletti, la neve, vischio e agrifoglio, il ceppo di Natale sono simboli di matrice pagana che condiviamo tutti.
Anche i rituali e altre tradizioni hanno la stessa origine: Santa Lucia come inizio del periodo solstiziale, i proverbi che richiamano il cammino del sole, la Befana con il suo volo sciamanico tanto simile al volo di Babbo Natale, il camino, i doni e via dicendo.
Questa pluralità di tradizioni, strutturate a seconda delle zone e delle etnie, ha una matrice comune a tutti i popoli e a testimoniarlo ci sono alcuni simboli che ricorrono ovunque: per esempio gli animali dotati di corna, l'albero cosmico diventato il pino natalizio, la presenza del Piccolo Popolo, e poi i colori rosso e verde, alcune piante e moltissimi cibi, a cominciare dal "tronchetto di Natale", derivato dall'uso di bruciare il ceppo.

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illustrazione di Eva Melhuish


Sbaglia chi dice che tutte queste sono semplicemente tradizioni nordiche che, per quanto carine, non ci appartengono: sono europee, solo che più si va verso il Nord più questi usi sono sentiti e praticati poiché in quelle zone l’evangelizzazione è stata tardiva, mentre da noi la Chiesa ha sempre avuto, e tuttora mantiene, molto strapotere socioculturale, e questo è l’unico motivo per cui qui in Italia le origini pagane sono rinnegate e occultate mentre continuano a far presa, almeno sulla gente comune, gli accostamenti di certe tradizioni a eventi biblici, a vicende cristiane o a usi orientali. Ecco qualche esempio di come le origini del Natale sono state distorte: Babbo Natale deriverebbe da San Nicola, l'abete natalizio rappresenterebbe l’albero della conoscenza del bene e del male del giardino dell'Eden, le sue luci sarebbero la luce della “verità” portata da Cristo, e riguardo a Santa Lucia è enfatizzato il martirio cristiano mentre invece dovrebbe essere dato rilievo al fatto che questa festività ha una funzione di computo solare in quanto, nonostante la notte più lunga cada al solstizio, il 13 dicembre è in assoluto il giorno in cui il sole tramonta più presto. In alcuni siti si legge che la parola "abete" avrebbe derivazione biblica per dimostrare l'origine cristiana dell'albero di Natale.


LA NEVE E IL FREDDO

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Mentre in Italia prosperano le cartoline con deserto e palmizi a richiamare le location bibliche mediorientali, dal nord europeo arrivano immagini di gente imbacuccata, di innevate foreste di conifere (nemora alta remotis incolitis lucis - lucos ac nemora consecrant!1), e di cervidi e caprini in selfie sotto la neve, maestosi e algidi come re.
Nell’Europa meridionale l’antropizzazione e il clima hanno reso le nostre zone più calde e più affollate: secoli fa anche da noi però c’erano foreste incontaminate e il freddo ghermiva molte zone italiche. Il fatto che clima e paesaggio siano cambiati ci fa sembrare estranee le immagini natalizie nordiche: di conseguenza per una dissonanza cognitiva siamo portati a pensare che anche le tradizioni nordeuropee ci siano estranee, non ci appartengano. Il camino, i calzettoni di lana, la neve sui davanzali, i pini sono simboli natalizi carinissimi ma avulsi dai nostri usi, però ci siamo dimenticati che questi usi erano condivisi anche da noi secoli fa. Così come erano condivise le tradizioni pagane.
Anche le fiabe della nostra infanzia sono gelide e nevose: Biancaneve, beh, lo dice già il nome; Pollicino e Cappuccetto Rosso vagavano per selve e foreste; la fiaba della “Bella Addormentata nel bosco” si sviluppa, appunto, in un bosco; e persino Cenerentola, benché la fiaba sia di probabile origine orientale, nell’immaginario è rappresentata in lande nordiche, non certo desertiche o tropicali. Le fiabe più note sono quelle di Hans Christian Andersen e dei fratelli Grimm: se racconti e autori nordici hanno fatto presa anche in terra italica è perché ne abbiamo sempre condiviso gli archetipi e i topos. A ulteriore riprova di quanto i miti e il folclore nordico ci siano più vicini di quanto noi stessi pensiamo, è il successo, anche in Italia, del recente film “Frozen - Il regno di ghiaccio” tratto dalla fiaba “La regina delle nevi” di H. C. Andersen.

1Lucos ac nemora consecrant deorumque nominibus appellant secretum illud, quod sola reverentia vident. Tacito, Germania, 9 (trad.: consacrano loro boschi e selve e danno nomi di divinità a quell'essere misterioso che solo il senso religioso fa loro percepire - da skuola.net)
Nemora alta remotis incolitis lucis. Lucano, Farsaglia, 450 (trad.: abitate solitudini profonde in remote foreste - da bifrost.it)
Anche in Italia avevamo selve incontaminate dove i nobili cacciavano e i viandanti passavano intimoriti, attorniati da spiriti boschivi, antiche are d’altare, alberi magici e acque sacre: con l’Europa tutta e con le terre slave abbiamo condiviso le stesse gesta, le stesse angosce, gli stessi miti e i medesimi racconti.

:santac: BABBO NATALE :santac:

Nel nostro percorso neopagano incontriamo spesso un “revisionismo” storico, mitologico e culturale atto a ridimensionare tutto ciò che, influenzato dal cristianesimo, ci è stato insegnato, e a collocarlo in una equilibrata prospettiva laica, secolarista e scevra di sovrastrutture dogmatiche, spirituali, etniche, culturali e così via.
Tuttavia siamo in Italia: ci manca l’accesso a conoscenze più ampie e più variegate e il materiale che gira è sempre lo stesso. Ecco perché siamo ancora fermi alla convinzione che il vestito bianco e rosso di Babbo Natale lo abbia inventato un omino della coca-cola, che la Befana sia semplicemente la controfigura di una sciamana russa e che Santa Lucia fosse semplicemente una signora siciliana mitizzata.
Le basi mitiche sono molto più complesse, più articolate e meno schematiche rispetto a ciò che abbiamo appreso finora con il revisionismo nostrano.
Le varianti nelle numerose usanze e nei rituali sono così diversificate da far pensare che le numerose e differenti tradizioni natalizie siano scollegate tra loro. Ma ciò che le rende tutte derivanti dalla stessa matrice culturale semmai sono le similitudini.

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Per non dilungarci troppo, poiché di certe tematiche ne parliamo in altra sede, ci limitiamo a ricordare come la figura di Santa Lucia si sia trascinata appresso tutte le caratteristiche solari di divinità quali Demetra e altre Dee europee similari, nonché gli attributi sciamanici di altrettante divinità. E come la Befana includa nella sua “biografia” la presenza di una molteplice quantità di sfaccettature e di miti che si incrociano tra loro in una “tela” che ricopre tutto il continente europeo e buona parte di quello asiatico: Frau Holle, Anna Perenna, Perchta, Baba Yaga e altre “star” dei pantheon antichi hanno contribuito al mito di Santa Lucia e della Befana.

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Chi celebra Yule ha a suo tempo appreso, nello spogliarsi degli stretti abiti cattolici, come la figura di Babbo Natale sia il lascito di divinità boschive di ere precristiane nonché di tradizioni sciamaniche dell’est europeo e dell’Asia occidentale, ma l’unico accostamento che viene proposto alla gente comune è con il Nicholas slavo e con la nota bevanda e noi nella migliore delle ipotesi se siamo neopagani lo paragoniamo a Cernunnos.
Già la parola Babbo ci introduce al cospetto di un Padre, una guida. E non è certo il Dio Padre cristiano. I Paesi dal passato celtico attribuiscono l’origine di Babbo Natale a Cernunnos o al Re Agrifoglio (Holly King), padri protettori della foresta, del nemeton: gli slavi e le popolazioni artiche la attribuiscono a sciamani di fama e di rilevanza sociale in seguito mitizzati e/o divinizzati, e per i Paesi di origine germanica Babbo Natale è un lascito del Dio Odino. In Russia è Nonno Gelo e tra i Germani c'era anche Hold Nickar, il Dio che cavalcava una capra: alcuni filologi rilevano che i nomi Nickar e Nicola hanno una assonanza non fortuita.
Le date possono slittare, e anche le figure folcloristiche: dal giorno di San Nicola (6 dicembre) a quello della Befana e a quello di Sant’Antonio Abate (17 gennaio); il Befanone emiliano, il Vecchione, Santa Claus, il Sinterklaas olandese, Gesù bambino portatore di doni e il Christkind tedesco, i Mamuthones e i Krampus: anche in questa molteplicità di date e di personaggi non dobbiamo guardare le differenze ma le similitudini: tutte queste rappresentazioni avevano in comune il periodo del solstizio invernale e il cammino del Sole Nuovo. Da notare anche la similitudine nei falò in cui si bruciano i "vecchi", Befana compresa: questi roghi invernali fanno sempre parte delle classiche, arcaiche feste del fuoco.

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L’OUTFIT BIANCO E ROSSO
"Secondo alcuni il vestito rosso di Babbo Natale sarebbe opera della Coca-Cola: originariamente infatti, tale vestito era verde, sarebbe divenuto rosso solo dopo che, negli anni '30, l'azienda utilizzò Babbo Natale per la sua pubblicità natalizia, e lo vestì in bianco e rosso, come la scritta della sua famosa bibita. Questa teoria non è però da ritenersi corretta, siccome storicamente la Coca-Cola non fu la prima ad usare la figura moderna di Babbo Natale nelle sue pubblicità, ma venne preceduta in questo dalla White Rock Beverages, per la vendita di acqua minerale nel 1915 e per la vendita di ginger ale nel 1923. Ancor prima di queste pubblicità, la figura di Babbo Natale apparve vestita di rosso e bianco in alcune copertine del periodico umoristico statunitense Puck, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, nonché nelle illustrazioni di raccolte di canzoni natalizi." Da Wikipedia

Wikipedia non approfondisce e di fatto passa il messaggio che l'outfit di Babbo Natale è nato nel Novecento. Quante volte guardando la pubblicità pensiamo a questa leggenda metropolitana: purtroppo però questa versione edulcorata al gusto cola è, se non disinformazione, perlomeno informazione carente.
Le vesti rosse sono documentate in molte culture rappresentando figure divine, sacerdotali e sciamaniche e nel caso di Babbo Natale, tutte le rappresentazioni confluiscono nella figura di una entità simboleggiante il passaggio stagionale invernale e il moto solare, in simbiosi con la Natura e protettrice del luogo e del popolo locale. Sul colore rosso non indugiamo oltre: aggiungiamo soltanto che affermare che sia un simbolo cromatico prettamente cristiano è pura speculazione tendenziosa.

Sulla presenza di parti bianche c’è un’ipotesi piuttosto pertinente: le renne, presenti in molte zone del nord europeo e asiatico, si cibano spesso del noto fungo allucinogeno Amanita Muscaria, che in dette zone è di un appariscente colore rosso puntinato di bianco.

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Il collegamento con il mito di Babbo Natale sta nel fatto che gli sciamani artici e siberiani erano soliti usare nelle loro pratiche questo tipo di funghi, oppure l'urina delle renne che di questi funghi si cibavano: persino lo storico Ronald Hutton ha confutato questa tesi, pur se contestandola (a dimostrazione di come a queste ricerche si siano interessati personaggi eminenti), e diversi antropologi hanno analizzato e confermato il nesso tra lo “spirito della renna” e lo sciamano che vestiva con i colori del fungo ritenuto magico. E’ peraltro significativo come l’Amanita Muscaria sia spesso rappresentata nell’iconografia natalizia. Altresì indicativo il fatto che Babbo Natale sia una figura molto sentita nelle zone europee dell’Artico, dove vi sarebbe persino la sua dimora in più località.

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La sciamana Tatiana Urkachan, penisola della Kamchatka, Siberia
(http://nemf1.homestead.com/files/various/muscaria/part2.html)


UNA DISINFORMAZIONE FATTA DI DISTORSIONI E DI OMISSIONI
I rimandi a San Nicola, vescovo di Mira, sono estenuanti. Benchè Bibbia e Vangelo siano giunti sino in Islanda, e benchè il nome Santa Claus derivi innegabilmente dal nome proprio Nicola, è incomprensibile la forzatura che pretende di collocare questo vescovo turco in ogni dove, pur di sostituire le divinità patrone, gli spiriti ancestrali e gli sciamani divinizzati, veri antesignani di Babbo Natale.
Su siti e blog nella migliore delle ipotesi c'è la vera presunta (perdonate l'ossimoro!) storia dell'omino della coca-cola, nella peggiore delle ipotesi si leggono astrusi collegamenti tra la forma triangolare del pino natalizio e del cappello di Babbo Natale, e la lettera alfa che nell'Apocalisse di Giovanni indica l'inizio, il principio, a significare la nascita del Salvatore.
La pagina italiana di Wikipedia su Babbo Natale si ferma a spiegazioni elementari e benché con i suoi frequenti aggiornamenti si stia arricchendo di informazioni più antropologiche e meno religiose, resta tuttavia salda un’ottica cattolica: come per il negativo di una foto, anziché spiegare la figura di Babbo Natale citando “anche” le influenze cattoliche dando però rilievo alle interpretazioni dotte, viene fatto il contrario partendo dalla concezione cattolica con un occhio benevolo verso un innocuo, buffo e ininfluente folclore pagano: ecco perché leggiamo un corposo pezzo su San Nicola contro un vago accenno a Odino come appassionato di caccia senza che sia citata la “caccia selvaggia”; ancora San Nicola che combatte grotteschi demoni, sciocchi folletti islandesi e così via.
A proposito di elfi, folletti e gnomi a servizio di Babbo Natale, sono originati dal “nature folk” pagano, l’immancabile Piccolo Popolo così simile alle nostre tradizioni del Linchetto, del Buffardello, del Munaciello, del Monachicchio e di altri spiritelli italici: tutte entità che meritano approfondimenti antropologici, e non di essere relegate a stupidaggini popolari.
Il significato dei cervidi è molto sottostimato: c’è solo un breve cenno al simbolismo lunare e alla “capretta di Yule” scandinava. E la parola “strenne” non è nemmeno evidenziata con un iperlink che rimandi al suo significato: e dire che la pagina relativa c’è: https://it.wikipedia.org/wiki/Strenna:
"Tale usanza discende dalla tradizione dell'antica Roma che prevedeva lo scambio di doni augurali, durante i Saturnalia, ciclo di festività romane che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre, in onore del dio Saturno, e precedevano il giorno del Sol Invictus. Il termine deriva dal latino strēna, vocabolo di probabile origine sabina, con il significato di "regalo di buon augurio"."

Aver omesso il collegamento ipertestuale alla strenna è una mancanza importante: significa scollegare il Natale dal suo significato primevo: il Sole Invitto che rinasce al solstizio invernale.

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IL CEPPO DI YULE

Si dice che il tradizionale ceppo natalizio servisse per scaldare Gesù e per asciugare i suoi pannolini lavati dalla Madonna (sic!). Niente di più falso. Sulle nostre tavole natalizie c'è spesso il "tronchetto di Natale", dolce dalla forma di tronco di legno, fatto con il cacao che gli conferisce un aspetto simile a un ceppo vero. E' la trasformazione dell'antica usanza di bruciare un ciocco di legno appositamente scelto, che a seconda della cultura della zona doveva ardere con riti particolari e per un determinato numero di giorni. L'estrema premura con cui si doveva seguire questo rituale si fa risalire al lontanissimo periodo in cui le civiltà scoprirono le peculiarità del fuoco e le genti ne accudivano le braci delegando perlopiù questa operazione a sciamani e a sacerdoti.
Questo ciocco sacro si chiama "ceppo di Yule" e il dolcetto che ne ricalca la forma, ancor oggi nei paesi anglofoni si chiama "Yule log cake"
James Frazer nel suo libro "Il ramo d'oro" scrive:
"Nel Cristianesimo moderno l'antica festa del fuoco del solstizio d'inverno sembra sopravvivere, o aver sopravvissuto fino a tempi recenti nella vecchia usanza del ciocco di Natale. Questo costume era largamente diffuso in Europa ma sembra aver fiorito specialmente in Inghilterra, in Francia e tra gli Slavi meridionali, o almeno le descrizioni più particolareggiate di questa usanza ci vengono da quelle parti."
E in molte regioni ancora si usa ardere davvero un ciocco di legno: i vari rituali hanno piccole varianti ma è indiscutibile che l'origine di quest'uso sia la medesima. Il "tronchetto di Natale" dolce è un modo popolare di perpetuare questa tradizione, diffusa in molti Paesi europei.

Per approfondire la storia del "ceppo di Yule" e per le ricette dell'omonimo dolcetto, potete leggere "Tronchetto di Natale: ricetta dolce".

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CERVIDI E CAPRINI

Nel nord Europa Babbo Natale cavalca una capra. Nella penisola scandinava un forte simbolo natalizio è la “capretta di yule” che in Svezia si chiama julbocken, in Finlandia si dice joulupuuki e in Norvegia, julebukk. In molte località nordiche tuttora si crea questa capretta usando i fasci di cereali (torna lo “spirito del grano”) conservati dall’estate. Come le corna dei cervi, anche le tradizioni si sono ramificate: ma l’origine è la medesima: in antichità la possanza dei palchi dei cervi, le stupefacenti e inquietanti lotte virili che cervidi e caprini sostenevano per imporre il proprio dominio, e infine la versatilità delle corna, usate come suppellettili, come armi e come strumenti rituali, dovevano affascinare l’Uomo che ha visto in questi animali un segno del Divino. Via via nei secoli queste entità cornute hanno preso la forma di Cernunnos, di Pan e pure del Diavolo. In aree più lontane sin da tempi remotissimi le entità cornute erano personificate dagli sciamani, come si vede in alcune pittografie preistoriche. Per avvicinarci, in Italia abbiamo i Krampus nell’arco alpino, eredità altrettanto sciamanica.

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IL PINO NATALIZIO


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Gli ingegnosi escamotage con cui si è tentato di ascrivere l’usanza dell’albero di Natale alla cultura cristiana e a quella ebraica sono infiniti e bizzarri: non si capisce come un melo della Mezzaluna Fertile si sia trasformato in un abete nordico, fatto sta che ormai ci capiterà persino di leggere da qualche parte che Gesù stesso amava decorare l’albero natalizio... La fantasia non incespica mai nel razionale: persino l’etimologia dei lemmi legati alla famiglia delle conifere è stata piegata a fini biblici e cattolici. Per fare strike con le palle natalizie c’è chi ha persino pensato che in antichità esse rappresentassero le mele dell’albero di Eva. A questo punto viene da chiedersi, con la misogina ottica cattolica: appendere le palline all’albero è un lavoro da donne o lo può fare Adamo?
Poiché è diventato incontestabile l’antico uso sacrale dell’addobbare gli alberi, qualcuno tenta di... posdatare questa usanza retrodatandola al medioevo: può sembrare una contraddizione ma è un trucco psicologico studiato ad hoc per poter sostenere che i tanti secoli che sono trascorsi dall’epoca medievale sono la garanzia dell’origine cristiana di quest’uso.
Le piante sempreverdi hanno rappresentato in tutte le civiltà un termine di paragone con la longevità della vita e con la forza vitale: questo è il motivo principale per cui sono state scelte, adoperate, onorate e persino temute, come piante ricolme di potere, il vischio, l'agrifoglio, l'edera, l'alloro e, naturalmente, gli alberi delle conifere.
Nei loro rami e tra le loro fronde, nel corso dei millenni e trasversalmente in tutte le civiltà, a scopo sacrale è stato appeso di tutto: festoni, effigi di Dei e di Dee, scritte, frutti, fiori e persino parti biologiche di animali e anche di persone: ossi, visceri, cordoni ombelicali, polli e addirittura mucche; e infine anche vittime umane. E come non ricordare Odino appeso al frassino Yggdrasill?

"Lo so io, fui appeso
al tronco sferzato dal vento
per nove intere notti,
ferito di lancia
e consegnato a Odino,
io stesso a me stesso,
su quell'albero
che nessuno sa
dove dalle radici s'innalzi."

Nel bene e nel male gli alberi sono sempre stati silenziosi e pazienti depositari di gioia e di lacrime.
Il rituale di abbellire rami e alberi con fiori, con frutti e con tralci di rampicanti era diffuso in molte aree europee e praticato non solo nelle celebrazioni invernali ma spesso in primavera e intorno a Beltane con il “palo di maggio”. Abbiamo già visto come molti riti siano simili tanto nei mesi freddi quanto nei periodi caldi dell’anno: è la peculiarità della Ruota dell’Anno pagana che con la sua ciclicità e la sua specularità contempla che rituali e simboli siano per così dire condivisi e intercambiabili in più cerimonie. Sempre in riferimento agli alberi, è ciò che potrebbe essere accaduto col "ceppo di Yule" che per motivi pratici andava a sostituire i falò estivi.

Il pino (e gli abeti in generale) vince su tutti: già in antichità per il suo imponente portamento, per la forma e per la longevità era ritenuto sacro, il più potente tra i potenti, l'albero cosmico per eccellenza: il pino (o l’abete) addobbato come lo conosciamo oggi, iniziò a prendere forma nelle regioni baltiche e in Germania tra il Quattrocento e il Cinquecento per affermarsi definitivamente nel diciannovesimo secolo.


L’iconografia del Natale rivela inequivocabilmente l’origine pagana di questa festa.
Basta togliere il presepe e gli angeli,
tutto il resto è Yule

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Ci sarebbero mille altri approfondimenti e spunti dal passato pagano per questo nostro mondo che non conosce ancora tutte la verità storiche; nel nostro piccolo cerchiamo di fare un po’ di luce: seguiteci sul forum!

:santac:


Infine, per rilassarsi nella notte dopo le celebrazioni di Yule, ecco un classico "Yule Log" della durata di sei ore:



C'è anche la versione con Babbo Natale che dorme: www.youtube.com/watch?v=FXSyVCX0TDY

Anche Gesù ha il suo Yule Log: www.youtube.com/watch?v=SCjjqdol4f...uBSEOAI&index=5

O magari preferite cane e cavallo con Yule Log: www.youtube.com/watch?v=UTxsZn7ZVkg

:santac:


Per tracciare la rotta che Babbo Natale seguirà nella notte del 25 dicembre, ecco come fare:

Il "Santa tracker" del sito del Norad:


Il "Santa tracker" di Google:
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___________________________
Approfondimenti nel forum:
Santa Lucia: festa pagana solstiziale

DIORAMA DI YULE (PRESEPE PAGANO - CHRISTMAS VILLAGE)

NATALE PAGANO - Yule home decor - decorare le nostre case

IL NATALE CHE FA MALE AI BAMBINI (ma anche agli adulti)

PAGAN HYGGE - neopagani felici

TRONCHETTO DI NATALE - YULE LOG
-le origini pagane - le tradizioni -le ricette-


CALDI ELISIR: WASSAIL, VIN BRÛLÉ E ALTRE DELIZIE DA BERE

San Nicolò e i Krampus

Biblioteca: "Tenebroso Natale - Il lato oscuro della Grande Festa"

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Pietre di Luna su Facebook: SocialIcon_PL


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Edited by Deomira ErbaLuna - 21/12/2021, 13:24
 
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view post Posted on 21/12/2017, 16:43
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Viking Yule Log :wman: quasi 4 ore!




Yule Log con criceto e allegra musica :haaha: :fest:


Felice Yule, Solstizio d'Inverno, Jol, Alban Arthan, Natale...
...o in qualunque modo lo chiamiate nella vostra Tradizone
:) :kss: :santac:



Edited by Deomira ErbaLuna - 2/12/2019, 01:37
 
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view post Posted on 21/12/2018, 15:38
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Yule Log con cane, gattino! :bubi: :fcat:
(tre ore)


:santa:
Babbo Natale il 21 dicembre festeggia il Solstizio...
...tornerà la notte del 25 in giro tra cielo e terra a distribuire regali :wstar:
(tre ore - con musica e neve!)



Edited by Deomira ErbaLuna - 21/12/2018, 15:57
 
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