TRONCHETTO DI NATALE - YULE LOG -le origini pagane - le tradizioni -le ricette-
La ricetta del “tronchetto di Natale”, per come la conosciamo oggi, è stata creata da non molto tempo, attorno al 1945 in Francia, pare a opera di un pasticcere francese che ha arricchito una tradizionale ricetta dolciaria già presente in Francia nel diciannovesimo secolo. E’ un dolce di pan di spagna farcito e arrotolato per dargli la forma di un tronco di legno. La farcitura a spirale, il cacao e le rigature fatte in superficie gli conferiscono un aspetto simile a un vero ceppo di legno.
UN PO' DI STORIA Il dolce "tronchetto di Natale" o "tronchetto di Yule" (nei paesi anglofoni è conosciuto proprio con il nome "yule log cake") è la trasformazione dell'antica usanza di bruciare un ciocco di legno appositamente scelto, che a seconda delle zone doveva ardere con riti particolari e per un determinato numero di giorni. L'estrema premura con cui si doveva seguire questo rituale si fa risalire al lontanissimo periodo in cui le civiltà scoprirono le peculiarità del fuoco e le genti ne accudivano le braci delegando perlopiù questa operazione a sciamani e a sacerdoti. L’usanza di lasciar ardere il “ceppo di Natale” (o “ceppo di Yule”) è documentata in numerose culture: tuttora in molte zone d’Europa si mantiene questa tradizione, anche se ne è rimasta solo la parte folcloristica e conviviale. Si dice convenzionalmente che il tradizionale ceppo natalizio servisse per scaldare Gesù e per asciugare i suoi pannolini lavati dalla Madonna (sic!) ma ovviamente la storia del "ceppo di Yule" è molto più antica, sfaccettata e, soprattutto, pagana!
Lasciamo le spiegazioni antropologiche alle parole di James Frazer, con un brano tratto dal suo libro “Il Ramo d’Oro”:
"Nel Cristianesimo moderno l'antica festa del fuoco del solstizio d'inverno sembra sopravvivere, o aver sopravvissuto fino a tempi recenti nella vecchia usanza del ciocco di Natale. Questo costume era largamente diffuso in Europa ma sembra aver fiorito specialmente in Inghilterra, in Francia e tra gli Slavi meridionali, o almeno le descrizioni più particolareggiate di questa usanza ci vengono da quelle parti. L'erudito inglese John Brand ha dimostrato molto tempo fa come il ceppo di Natale non sia altro che il corrispondente del falò di mezz'estate acceso in casa anziché all'aperto a causa del freddo e delle intemperie della stagione; questa opinione è sostenuta dalle molte curiose superstizioni circa il ceppo di Natale che non hanno alcuna relazione apparente col Cristianesimo, anzi portano chiaramente i segni della loro origine pagana. Ma, mentre le due celebrazioni del solstizio erano feste del fuoco, la necessità o l'opportunità di fare dentro casa la celebrazione invernale le dava un carattere di festa privata o domestica che fortemente contrasta con la pubblicità della celebrazione estiva in cui il popolo si adunava in qualche spazio aperto, o su un'altura in vista, accendeva in comune un enorme fuoco di gioia, vi danzava intorno e si dava buon tempo. Il vecchio rito del ceppo di Natale era ancora vivo in alcune parti della Germania centrale fino a circa la metà del secolo scorso. Così nelle valli del Sieg e del Lahn il ceppo di Natale, pesante blocco di quercia, veniva fissato nel piano del focolare dove, benché rosseggiasse sotto il fuoco, si riduceva a malapena in cenere dentro l'anno. Quando si metteva a posto il ceppo nuovo, le ceneri e il tizzone del vecchio ceppo si riducevano in polvere e durante le dodici notti tra Natale e Epifania si spargevano pei campi per invigorire la crescita dei raccolti. In alcuni villaggi della Vestfalia usava che il ceppo di Natale (Christbrand) si togliesse dal fuoco appena un poco carbonizzato, e si conservasse per rimetterlo nel fuoco quando sopravvenisse un temporale con tuoni, perché il popolo credeva che il fulmine non poteva colpire una casa in cui bruciasse quel ceppo. In altri villaggi della Vestfalia l'uso antico era di legare il ceppo di Natale nell'ultimo covone della mietitura. In alcune province della Francia e particolarmente in Provenza, l'uso del ceppo di Natale o tréfoir, come era chiamato in qualche parte, restò a lungo in vigore. Uno scrittore del secolo XVII denuncia come superstiziosa «la credenza che un ceppo chiamato tréfoir o ceppo di Natale che si mette sul fuoco per la prima volta alla vigilia di Natale, e si continua a mettere sul fuoco per poco tempo ogni giorno fino all'Epifania, possa proteggere la casa da incendi e fulmini per tutto un anno se poi si tiene sotto al letto; che impedisca agli abitanti della casa di soffrire di geloni alle calcagna; che possa guarire il bestiame da varie malattie; che un pezzo messo a macerare nell'acqua che bevono le vacche faciliti i loro parti e finalmente che le sue ceneri sparse sui campi proteggano il grano dalle muffe ». In alcune parti della Fiandra e della Francia i resti del ceppo di Natale si tenevano comunemente in casa sotto un letto come protezione contro tuoni e lampi. Nel Berry, quando si sentivano i tuoni uno della famiglia gettava sul fuoco un pezzo del ceppo, e si credeva che questo stornasse i fulmini. Nel Perigord si raccoglievano con gran cura i carboni e le ceneri del ceppo e si conservavano per guarire le glandole gonfie: quella parte del ceppo che non veniva consumata dal fuoco serviva ai bifolchi per fare il cuneo ai loro aratri, perché dicevano che questo faceva prosperare le sementi: e le donne ne conservavano dei pezzetti fino all'Epifania per le loro galline. Alcuni credono che avranno tanti pulcini quante son le scintille che escono dal ceppo quando lo scuotono; altri mettono i pezzi carbonizzati sotto il letto per cacciare gli insetti. In varie parti della Francia si crede che il ceppo carbonizzato proteggerà la casa non solo dai fulmini ma anche dalle stregonerie. Simili costumi e superstizioni intorno al ceppo del Natale fiorivano anche in Inghilterra. La notte della vigilia di Natale, dice John Brand, « i nostri antenati accendevano delle candele di straordinaria grandezza dette candele del Natale, e mettevano sul fuoco un ceppo di legno chiamato Yule-clog o ceppo di Natale, per illuminare la casa, e, per modo di dire, cambiare la notte in giorno ». Anticamente era uso di accendere il ceppo del Natale con un frammento del suo predecessore, conservato tutto l'anno per questo scopo; così il demonio non avrebbe potuto fare alcun male. Si supponeva che i resti del ceppo difendessero la casa da incendi e fulmini. Anche oggi si osserva con molta solennità tra gli Slavi meridionali e specialmente tra i Serbi il rituale di portare in casa il ceppo del Natale. Questo è per solito un blocco di quercia, ma qualche volta di olivo o di betulla. Sembra che credano di ottenere tanti vitelli, agnelli, porci e capretti quante saranno le scintille che voleranno dal ceppo acceso. Alcuni portano un pezzo del ceppo nei campi per proteggerli dalla grandine. Fino a tempi recenti si usava in Albania di bruciare un grosso ceppo a Natale, e di spargere le ceneri di quel fuoco sui campi per renderli più fertili. Gli Huzul, un popolo slavo dei Carpazi, accendono il fuoco con attrito di legna nella vigilia di Natale (calendario giuliano: il 5 gennaio) e lo tengono acceso fino all'Epifania. È notevole come fosse comune la credenza che i resti del ceppo di Natale, se tenuti per tutto l'anno, avrebbero protetto la casa dal fuoco e specialmente dai fulmini. Siccome il ceppo del Natale era spesso di quercia sembra possibile che questa credenza fosse una reliquia dell'antico culto ariano che associava la quercia col dio del tuono. Merita considerazione la possibilità che siano derivate dalla stessa sorgente antica la credenza nelle virtù curative e fertilizzatrici del ceppo del Natale, le quali si supponeva guarissero il bestiame oltreché l'uomo, aiutassero le vacche a partorire, e pro-muovessero la fertilità della terra."
La molteplicità di usanze e di riti può far pensare che siano scollegati: ma che l’origine arcaica sia la medesima per tutte queste tradizioni lo si scopre semmai confrontandone le similitudini. E’ innegabile che il rito del rogo del sacro tronco nei giorni del solstizio invernale, così simile in tantissime regioni europee, abbia una unica origine che si perde nei tempi più remoti dell’umanità ma che stiamo pian piano recuperando. Il fatto che bruciare il ceppo sia una tradizione solstiziale invernale è attestato anche per via dei nomi con cui esso è chiamato: per esempio nelle Alpi francesi il ceppo è detto calendoun o chalendoun o anche calegneaou a seconda delle zone, e in Lituania, kalėdos: questi termini sono di derivazione romana e stanno a indicare proprio le calende del solstizio invernale, i Saturnali. Lituania, Germania, Inghilterra, Vestfalia, Fiandre, Provenza, Serbia, Albania, Carpazi, e molte zone anche d’Italia hanno condiviso questa antica usanza, come scritto anche sulla relativa sulla pagina di Wikipedia, scarna di informazioni ma interessante: Ceppo di Natale
Si raccomanda di consumare il Tronchetto di Yule comodamente seduti davanti a un camino o a una stufa, ma va bene anche il divano, purchè abbiate qualche candela accesa
Se lo fai tu vengo a mangiarlo volentieri. Che dire... Bel post come sempre. Certo che dire che il ceppo serviva a Gesù, beh non sanno più che inventare per "rubarci" tutte le tradizioni e feste.
La madonna fa il bucato???? Ma no basta un padre nostro e il bucato si lava da solo.... Prova Ok ma la befana non c'è? L altra volta mi è quasi venuta addosso con la sua scopa...