Lo avevamo già scritto in occasione delle celebrazioni del 1° maggio: ciò che muove il mondo è il cibo per antonomasia: il pane: sia di frumento che di altri cereali, con i suoi carboidrati è stato di nutrimento sin da quando l’Uomo ha compreso come sfruttare i chicchi di grano, di miglio, di segale, di avena, di orzo, di farro e di altre piante a seconda delle zone in cui viveva; “pane di vita” è un attributo ben precedente al cristianesimo: nella preistoria il pane era fatto in un modo così elementare da fare tenerezza: si macinavano i chicchi di cereale usando delle pietre, poi si impastava con acqua la farina ottenuta e si metteva a cuocere l’impasto sopra una pietra arroventata dal fuoco. In modo non dissimile da come anche oggi si opera la panificazione: alla regola di base, mischiare acqua con farine, abbiamo semplicemente aggiunto altri ingredienti per il gusto del palato, creando anche pasta, zuppe e dolciumi. Se ci pensiamo, questa semplicità continua a stupirci, ma ciò che è importante è avere la consapevolezza dell’immensa importanza che i cereali continuano ad avere per l’intera umanità: basta dare un’occhiata alla Borsa Merci e alle transazioni finanziarie mondiali: le quotazioni borsistiche dei cereali influenzano enormemente il mercato globale. Vi sono Paesi che con le loro estese coltivazioni impattano fortemente sui commerci: se una di queste nazioni dal forte indotto cerealicolo ha una crisi politica o una contingenza di embargo, l’equilibrio dell’intero trading mondiale è minacciato perché le merci più importanti al mondo sono il riso, il frumento, il mais e le altre farine: il commercio di cereali è in assoluto la più influente transazione economica mondiale e dagli economisti è considerato la cartina di tornasole delle economie globali. Un piccolo esempio nostrano: come molti Paesi, anche l’Italia importa cereali dalla Russia, sia per l’alimentazione umana che per rifornire i nostri allevamenti di animali da carne: a ogni minimo cenno di crisi russa, il mercato italiano sobbalza e la crisi si ramifica in altrettante impasse a livello locale, magari sino a mettere in stallo finanziario l’azienda che poi metterà in cassa integrazione nostro marito, nostra moglie, i nostri figli…
La rilevanza mondiale dei cereali dovrebbe quindi farci riflettere: ciò che i nostri antenati ritenevano sacro avrà anche perso di sacralità in questa attuale era mondana e nichilista, ma non ha perso la sua influenza poiché non c’è alimentazione che non contempli il consumo di cereali. Gli Antichi rispettavano, celebravano e onoravano il pane, e i poeti e gli scrittori rafforzarono quel sacro legame con parole meravigliose:
Fu Cerere la prima, che tratti gli uomini ad alimenti migliori cangiò le ghiande in più utile cibo da "I fasti" di Ovidio Nasone, traduzione di G. A. Gallerone
Ceres frumenta, cum antea glande vescerentur, eadem molere et conficere in Attica, ut alii, et in Sicilia, ob id dea iudicata. (Trad.: Cerere creò il frumento, mentre prima si cibavano di ghiande, insegnò lei stessa a macinarlo e a lavorarlo in Attica e, secondo altri, in Sicilia, per questo fu giudicata Dea) da "Naturalis Historia" di Plinio il Vecchio, Libro 07, paragrafo 191
INNO A CERERE da "Le Metamorfosi" di Apuleio
<<Regina caeli, sive tu Ceres alma frugum parens originalis, quae, repertu laetata filiae, vetustatae glandis ferino remoto pabulo, miti commostrato cibo nunc Eleusiniam glebam percolis >>
Trad.: <<o Regina del cielo, tu feconda Cerere, prima creatrice delle messi, che, nella gioia di aver ritrovato tua figlia, eliminasti l'antica usanza di nutrirsi di ghiande come le fiere, rivelando agli uomini un cibo più mite, ora dimori nella terra di Eleusi.>>
Come oggigiorno è importante una transazione finanziaria andata a buon fine nella negoziazione di prodotti cerealicoli, e i “colletti bianchi” la festeggeranno con un brindisi salottiero, nei tempi antichi, ma anche in tempi recenti come ci raccontano i nostri anziani e come vediamo nei Paesi poveri, è sempre stato importante festeggiare un raccolto andato a buon fine: alla metà dell’estate, quando l’evidenza di un raccolto fruttifero si manifestava nella magnificenza e nell’abbondanza delle spighe mietute, le genti si riunivano in festa, e i festeggiamenti si coniugavano con celebrazioni e rituali più mistici, sacri, arcani:
La madre del grano compie una parte importante nelle usanze della mietitura. Si crede ch'ella sia presente nel fascio di spighe che si lascia per ultimo in piedi sul campo e, tagliandolo, essa viene presa, cacciata via o uccisa. Nel primo di questi casi, l'ultimo covone viene portato gioiosamente a casa e onorato come un essere divino. Vien posto nel granaio e alla battitura lo spirito del grano ricompare di nuovo.(James Frazer – Il Ramo d’oro, pag.634)
L’effigie dello spirito del grano fatta alla mietitura viene spesso conservata sino alla mietitura seguente quando viene sostituita da un'altra nuova. Lo scopo originario di tali costumi era senza dubbio di mantenere in vita lo spirito della vegetazione per tutto l'anno. (James Frazer – Il Ramo d’oro, pag. 560)
Al principio della semina, come al principio della mietitura, l'agricoltore si lava, fa il bagno, mette la camicia pulita, eccetera. Si compie tutta una stessa serie di gesti rituali all'inizio della semina e della mietitura, e la coincidenza non è fortuita: la semina e il raccolto segnano i momenti culminanti del dramma agrario. I gesti con cui si dà principio ad essi rappresentano, in fondo, sacrifici che tendono a farli riuscire bene. Così, i primi acini di grano non sono seminati, ma gettati fuori del solco, come offerta ai vari geni (i morti, i venti, la “dea del grano”, eccetera); parimenti, alla mietitura, le prime spighe sono lasciate sul campo, per gli uccelli o per gli angeli, per le ‘tre vergini’, per la “Madre del grano” eccetera. E i sacrifici fatti al momento della semina si ripetono cominciando la mietitura e la battitura. (Mircea Eliade – Trattato di storia delle religioni, 127 - Offerte agrarie)
In Estonia il primo covone possiede poteri profetici; gettando le sue spighe secondo un certo cerimoniale, le ragazze vengono a sapere quale si sposerà per prima. Invece, in Scozia, colui che falcia l'ultimo covone—chiamato ‘la fanciulla’—prenderà moglie entro l'anno, e per questo i mietitori ricorrono a vari stratagemmi per impadronirsene. In molti paesi, l'ultimo pugno di spighe tagliate si chiama ‘la sposa’. Il prezzo che raggiungerà il grano durante l'anno si può indovinare, in certe parti della Germania, con l'aiuto del primo covone. In Finlandia e in Estonia, i mietitori si affrettano a raggiungere l'ultima fila di spighe; i Finni la chiamano ‘culla del bambino’ e credono che la donna che lega quel grano resterà incinta. Nelle stesse regioni, come nei paesi germanici, si trova molto spesso l'usanza di fare con le ultime spighe un covone enorme, per garantire un buon raccolto l'anno seguente; per questo, all'epoca della semina, si mescola alla sementa qualche granello di quelle spighe.(Mircea Eliade – Trattato di storia delle religioni, 128 - Potenza ̄del raccolto.)
DELLA SACRALITA' DEL PANE: ANTICHI RITUALI E NUOVI GESTI
Pane rituale, pane devozionale: riti cristiani nella panificazione, un'antica tradizione che affonda le radici in un passato molto remoto. Qualche spunto di approfondimento:
A seconda della tradizione che seguite sceglierete i rituali a voi più famigliari e se non praticate alcun rito o se non avete tempo per celebrare, basta semplicemente che organizziate un ritrovo conviviale in cui servire i prodotti del raccolto: pane, pasta e cereali. La convivialità, in armonia con amici o parenti, è il modo più sommo di ringraziare Madre Natura per ciò che ci dona.
Se volete addobbare il luogo in cui praticate, ecco qualche semplice consiglio: predisponete sull’altare delle spighe di grano, delle ciotole con semi di orzo, frumento o altri cereali e del pane preferibilmente decorato con spighe o pannocchie.
Potete anche fare voi stessi del pane in modo semplicissimo e veloce: in rete ci sono molti tutorial per fare del pane sottile cotto in padella antiaderente, oppure potete prendere della pasta sfoglia già pronta, ricavarne dei dischetti e cuocerli sempre in padella antiaderente dopo averli decorati disegnandovi sopra una spiga.
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